
L”inflazione memoriale” del 27 gennaio rischia di fare danni piuttosto che aiutare a ricordare Sono trascorsi pochi giorni dal 27 gennaio, data in cui si celebra “il giorno della memoria”, il ricordo della Shoah, lo sterminio della nazione ebraica da parte dei nazisti. Confesso, nonostante tutta la mia profonda partecipazione emotiva all’evento e ai significati profondi che impone, di essermi trovato in imbarazzo e quasi a disagio nella proliferazione invasiva di servizi televisivi, filmati, dossier e convegni dedicati all’argomento. Il disagio arrivava da una considerazione che mi sorgeva spontanea davanti alle immagini agghiaccianti dei campi proposte da tutti i canali televisivi: il punto, il nocciolo della questione che sta dietro alle ragioni ultime della Shoah, se mai qualcuno lo ha colto, era assolutamente evaso dai servizi televisivi che immergevano quelle tragiche sequenze tra le ultime su Sarkozy e Carla Bruni e i deprimenti “balletti” della crisi di governo italiana. Una contraddizione in termini: se la giornata della memoria avesse senso i primi a ricordarsene dovrebbero essere i politici e gli uomini di stato, i quali, beninteso, hanno tutti celebrato la giornata della memoria, ricordando quindi, ma nei comportamenti pubblici, nelle testimonianze rese nella loro attività hanno espresso ed esprimono una maggiore aderenza ai bellicosi e turbolenti modi della Repubblica di Weimar, i loro gesti sono quelli di chi non può ricordare semplicemente perché è esistito prima della materia di cui fare memoria. Insomma, se si parla di memoria è chiaro che bisogna ricordare ma cosa e poi per farne che? La questione è sottile ma nello stesso tempo enorme e non vuole essere la solita tirata di antipolitica che pure a questo punto, visto l’argomento in questione sarebbe banale. Si parla di politici perché nella loro perversa decadenza hanno ancora modo di avere una coscienza supermediatica, sono vittime della spettacolarizzazione ma nello stesso tempo ne sono artefici, loro; chi è a casa davanti al televisore ormai è totalmente obnubilato (riconglionito?) dalla rappresentazione televisiva che si “beve” qualsiasi cosa. Ma torniamo alla Shoah: le frasi ricorrenti alla fine dei servizi erano in genere “perché non accada mai più” oppure “il sonno della ragione genera mostri” e verrebbe da aggiungere, anche un sacco di banalità. Il fatto che mi sconcerta è semplice: questi servizi non tenevano conto che era già ri-accaduto un sacco di volte dal 1945. Intanto, gli Stati Uniti avevano giusto in quei giorni sganciato due bombe atomiche sterminando la popolazione giapponese e segnandola per sempre, poi negli anni i Khmer Rossi di Polpot, l’Unione Sovietica con Stalin e le invasioni di Ungheria, Cecoslovacchia e Polonia per dire tre macroeventi, i generali argentini, Pinochet, i talebani, Saddam Hussein, Milosevic si sono dati parecchio da fare per riverberare gli scempi nazisti e portarli sino ai giorni nostri. Quindi, “mai più” cosa? La questione drammatica è che ciò che pone di fronte a noi la Shoah sia che si tratti di ore e ore di immagini inguardabili o di un singolo sopravvissuto non sembra essere mai stato affrontato radicalmente. Solo gli ebrei, sulla loro pelle evidentemente, ne hanno colto il senso che è religioso e parla del loro destino e del nostro, del rapporto con Dio e la realtà. In altri termini, quando la si cerca di affrontare la questione è elusa, e si risolve quasi sempre nel penoso battibecco che i nazisti si ma i comunisti anche figlio del penoso dibattito politico italiano degli ultimi cinquant’anni.
Ma cominciamo: l’umanesimo e l’illuminismo successivamente, si liberarono di un Dio piuttosto ingombrante e di una società che dal medioevo (età tutt’altro che oscura) si era sclerotizzata in una dimensione teocratica dove soprattutto la scienza mutuava dai passi della Bibbia parecchie sue spiegazioni, quasi tutte. L’umanità si liberò di questa stretta, di Dio e del mistero che riguarda tutti noi, regalandosi una consapevolezza che fa ancora parte del nostro bagaglio culturale: democrazia, costituzioni, progressi scientifici, leggi, libertà individuali. L’emancipazione e la libertà hanno incappato in un incidente di percorso, qualcosa di cui non si è tenuto conto e che fa talmente scandalo che ancora adesso si fa fatica ad accettare: a sua volta qualcosa si è inceppato: che il razzismo di Hitler deriva da una perversa interpretazione delle “origini della specie” di Darwin non si coglie sino al momento in cui non ci si accorge e si accetta che il Fuhrer ha basato tutta la sua ideologia dai processi macro a quelli più insignificanti sulla base del diritto del più forte a sopravvivere sterminando gli altri. Sostanzialmente la dinamica del potere per come lo conosciamo ancora nella nostra cultura. (Che alla fine ha scalzato anche il marxismo e le sue applicazioni , ma è un altro discorso). Cioè: non che ci siano decine di pazzi scatenati come Hitler per il mondo, ma è che la Shoah segna la culminazione devastante della dinamica prevalente a tutt’oggi parte integrante della nostra cultura e imponeva a tutti di cogliere un punto che non è stato colto: non era Hitler il male ma la pretesa che il male sia in senso metafisico che nella concretezza operante fosse scomparso dalla terra, e soprattutto non albergasse nell’uomo, capace di commettere orrori catastrofici pur partendo da una constatazione realistica supportata scientificamente (Le origini della specie, in questo caso). Gli ebrei furono sterminati perché essendo persone intelligenti e capaci (nelle loro diverse nazioni gli ebrei avevano ruoli di prestigio e rilievo politico ed economico mediamente più degli autoctoni) mettevano in discussione il principio fondamentale: la superiorità della razza ariana (Lo sterminio è stato perpetrato per un complesso di inferiorità inconscio alla fin fine). Il fatto è che lo sterminio fu di una ferocia tale da trascendere anche chi lo perpetrò: nessuno può essere così feroce al punto che c’è pure chi nega che sia accaduto. L’insondabilità del mistero che avvolge la Shoah si lega al destino del popolo eletto: perché loro e non i cattolici, ad esempio, essendo la religione cristiana un superamento dell’ebraismo e per tale motivo assai più insidiosa per un regime, cosa che i romani avevano subito notato? La Shoah sembra portarci indietro, a prima di Cristo a porre la questione laddove si era perso il filo del ragionamento umano: il punto non è la salvezza individuale ma dal momento che “Dio è morto” (Nietzche) la questione si pone su un livello più elementare: l’uomo può facilmente annientarsi con le sue mani toccando livelli di dis-umanità degni di potenze ultraterrene che solo il Dio degli ebrei (guarda caso) seppe toccare perché disgustato dall’umanità. La Shoah è il più potente fatto spirituale dell’epoca contemporanea che ci scaraventa nell’epicità religiosa del vecchio testamento grazie proprio agli ebrei loro malgrado, un monito frainteso continuamente e per ironia della sorte quasi colto nel vuoto della istituzionalizzazione burocratica: la “giornata della memoria” non vuol dire “affinché non avvenga mai più” ma “ricordatevi che ci siete ancora dentro fino al collo”.
Gennaio 27, 2012
Complimenti Giacons, sei veramente un grande e ti stimo tantissimo!