
Nella paralisi mentale che affligge l’Italia in un’afasia che impedisce di accettare anche la più banale ovvietà, di fronte allo strapotere economico e “spettacolare” di una macchina del consenso capace di piegare alle sue ragioni i comportamenti più ambigui, malsani e illegali mi sembra che queste poche righe di Pier Paolo Pasolini (che non si può definire “puritano”) possano essere ancora oggi illuminanti. In attesa che qualcuno mi dica che il soggetto di tutta questa frase sono i giudici o i comunisti.
“Ci sono certi pazzi che guardano le facce della gente e il suo comportamento. Ma non perché epigoni del positivismo lombrosiano ma perché conoscono la semiologia. Sanno che la cultura produce dei codici; che i codici producono il comportamento; che il comportamento è un linguaggio; e che in un momento storico in cui linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza. Per tornare così all’inizio del nostro discorso, mi sembra che ci siano delle buone ragioni per sostenere che la cultura di una nazione (nella fattispecie l’Italia) è oggi espressa soprattutto attraverso il linguaggio del comportamento, o linguaggio fisico, più un certo quantitativo – completamente convenzionalizzato e estremamente povero – di linguaggio verbale.”
“Scritti Corsari”
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