L’eternità è fatta di primi sorsi di birra

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La birra esiste sin dalle origini dell’umanità. La bevevano i babilonesi, i sumeri e gli egiziani. In Grecia ne facevano abbondante uso quando gli dei dell’Olimpo si attardavano qua e là tra i mortali a fomentare guerre e a possedere fanciulle. Fu da lì che questa bevanda moderatamente alcolica prese la strada per il nord Europa, oltre i Balcani e le Alpi per approdare tra le popolazioni celtiche che la diffusero poi in Britannia. Se vi va, potete farvi interrogare dal bicchiere di birra appena “spinato” che vi hanno portato al tavolo. Accorgersi di ciò che ci sta intorno, coglierne insoliti significati quando daremmo tutto o quasi tutto per scontato è un’attività che può aiutare a rendere più interessante la vita. Torniamo allora al nostro bicchiere. Guardatelo bene, guardate le perfette file di bollicine sospese come galassie e la schiuma, le imprevedibili forme che si possono intravvedere… Cavalli in corsa, castelli e volti misteriosi… Pensate che questa semplice attività ha attraversato i millenni e che davanti al loro bicchiere di birra, pensosi , allegri o gaudenti , si sono attardati condottieri leggendari e pensatori straordinari. Molto probabilmente alla tavola rotonda di re Artù scorrevano fiumi di birra, Lancillotto avrà visto le forme di Ginevra stando bene attento che non le scorgesse anche il suo re e migliore amico, S. Patrizio protettore dell’Irlanda attraversò a piedi quelle terre bevendone robuste quantità per confortarsi nel viaggio e nei monasteri che fondò l’arte della fabbricazione della birra tocco vette eccelse.

Tra Madri Badesse esperte nella fermentazione del luppolo e mastri birrai che offrivano oltre alla loro bevanda del cibo e un letto dove riposare, tutto ciò su cui si fonda la nostra cultura è contenuto in un bicchiere di birra che sopra tutti i significati ne rappresenta uno fondamentale: la libertà.

Intorno alla birra nascono amicizie, fioccano risate e racconti, è la birra che dal medioevo “stacca” l’uomo dalla fatica quotidiana dei campi, della fabbrica, dalla noia dell’ufficio per riportarlo a quella dimensione che gli è consona alla “quota di umanità necessaria” per ristabilire un corretto rapporto con gli altri e con se stesso.

Quando con la rivoluzione industriale i ritmi del lavoro diventarono insopportabili per i lavoratori abituati a lunghe soste davanti a robuste pinte ristoratrici la birra diventò un simbolo di rivolta e molti nomi delle birre di quel tempo la “Mutiny” la “Smuggler” la “Liberty Ale” riportano gli echi di una frattura mai composta. La birra fu simbolo della libertà pre industriale, della vita felice dei boschi e dei campi contro la civiltà delle fabbriche monotona e sporca, rigida e inquinata. E il peggio doveva ancora venire.

Così siamo qui davanti al nostro bicchiere di birra che contiene un universo alternativo ancora tutto integro seppur raramente frequentato, con tutto il suo potenziale ribelle e rivoluzionario ci dice qualcosa di cui forse solo ora ci accorgiamo e che, magari, con un po’ di coraggio siamo ancora in grado di recuperare. La scena che vi propongo è tratta da “Robin Hood” con Russell Crowe e Cate Blanchett, l’atmosfera della Felix Austria…

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